Contro l’identità? Discorsi della storia dell’arte e cultura visiva in Italia
Nonostante la diffusione esponenziale del termine nella storia dell’arte, l’«identità» rimane una categoria fluida, controversa, potenzialmente tossica. Considerando le specificità dell’arte e della cultura visiva italiana, le giornate di studio porteranno l’attenzione sul concetto di «identità» per indagarne le definizioni, l’impiego e le problematicità, analizzando opere e fenomeni artistici nel corso dei secoli (dal Medioevo alle avanguardie storiche) in relazione a discorsi storiografici e metodologici.
La storia dell’arte italiana ha interpretato la questione dell’«identità artistica» sia in relazione all’individualità (Margot e Rudolf Wittkower, Lina Bolzoni, Patricia Rubin), che in rapporto alle comunità, soffermandosi sull’individuazione di una «coscienza storica» nazionale dell’arte italiana (Ferdinando Bologna, Giulio Carlo Argan, Maurizio Fagiolo Dell’Arco, Giuseppe Galasso). La storiografia sull’arte italiana si è tuttavia dimostrata poco permeabile alla riformulazione del concetto di «identità» a partire dagli anni Settanta, quando l’«identità individuale» è stata ripensata come variabile negoziabile, costruita all’interno di pratiche discorsive (Michel Foucault, Jacques Derrida) e performative (Judith Butler), mentre l’«identità collettiva» come «comunità immaginata», «inventata» o «simbolica» (Benedict Anderson, Eric Hobsbawn, Jan Assmann) o come «menzogna» (Kwame Anthony Appiah). Dalla fine degli anni Novanta, con la comparsa dei movimenti identitari, il termine ha assunto un’ulteriore e controversa connotazione ideologica e le discussioni su una presunta «identità culturale italiana» sono ancora all’ordine del giorno.
Il problema dell’«identità artistica» può essere ripensato se si considera l’agency delle immagini stesse, il loro potenziale attivo, fondativo, stabilizzante e anche distruttivo, ad esempio attraverso la loro materialità, portatrice e produttrice di significati e simboli identitari che possono persistere, intersecarsi o cambiare nel tempo. La categoria di «patrimonio artistico» aggiunge ulteriore complessità al problema e invita a un’urgente riflessione sul paradosso della conservazione, preservazione e storicizzazione dell’identità culturale che, invece, «non esiste» (François Jullien) ed è per definizione processuale, fluida e in costante negoziazione. In che termini la storia dell’arte, se considerata come disciplina transnazionale e transculturale, ha contribuito a formare, riaffermare o negare le «identità» in Italia? Può essere considerata una categoria interpretativa ancora valida o è forse da sostituire con concetti post-identitari alternativi? È possibile rivolgersi «contro l’identità» (Francesco Remotti), rinunciando a questo concetto nella storia dell’arte italiana, anche sulla scia di aperture della disciplina, per esempio agli studi postcoloniali e intersezionali?
L’obiettivo delle giornate di studio è di stimolare un dibattito transdisciplinare aperto a contributi che, mediante casi studio, mettano in rilievo le criticità dei concetti di «identità» e che invitino a una riflessione sui metodi della storia dell’arte. Verranno privilegiati approcci che considerino processi trasversali come l’attribuzione dell’identità, la sua sostituzione, riproduzione e negazione; l’esclusione e l’inclusione; la performatività, la mobilità e la staticità di fenomeni identitari; l’integrità, la frammentazione, l’autenticità; le eredità e le persistenze delle identità. Le proposte possono tenere conto, ma non in maniera limitante, dei seguenti temi:
- istituzioni, metodologie, storiografie (la lingua della storia dell’arte italiana, l’attribuzionismo come pratica identitaria, la formazione di canoni storico-artistici);
- le costruzioni del «sé» dell’artista (lo stile come identità; il ritratto, l’autoritratto, la firma; le «scuole» artistiche) e del committente (il palazzo, la galleria, la collezione);
- genius loci, città, territorio, nazioni (rappresentazioni geografiche e politiche del potere, strategie visive dell’identità nazionale o civica);
- monumento, patrimonio, memoria culturale (media e modi della propaganda, miti e riti di fondazione, celebrazioni, centenari);
- identità religiose, devozionali, confessionali (chiese, nazioni, cappelle);
- narrazioni espositive (musei, mostre, riletture di epoche storiche, allestimenti).
Le giornate di studio, a cura di Davide Ferri (KHI–MPI / Universität Bern) e Giada Policicchio (KHI–MPI / Università degli Studi di Salerno), avranno luogo il 9–10 dicembre 2021 a Firenze e/o online (Zoom). Il call for papers è rivolto a dottorande e dottorandi così come a ricercatrici e ricercatori all’inizio della carriera che dovranno inviare un abstract di max. 300 parole, accompagnato da una breve biografia, a davide.ferri@khi.fi.it e giada.policicchio@khi.fi.it entro il 12 luglio 2021. Le relazioni, in italiano o in inglese, avranno una durata di 20 minuti.