23 Nov 2024

Seminari marzo 2023

Lunedì 27 marzo 2023 , ore 15

Aula 13 e piattaforma Teams

Prof. Gerardo Boto Varela

Departament d’Història i Història de l’Art

Università di Girona

Oggetti affascinanti, soggetti affascinati nell’arte medievale. L’altro come soggetto e gli sguardi intrecciati nello specchio

Discussant Francesca Dell’Acqua

L’autoritratto, elaborato per mezzo di uno specchio, è inteso come immagine della propria identità, così che lo sguardo del soggetto rappresentativo e lo sguardo dipinto sull’oggetto rappresentato sono pensati come lo stesso, confermazione l’uno dell’altro. Ma lo specchio è un oggetto e colui che vi appare è un altro, malgrado sia il proprio riflesso d’uno. Tra il XV e il XVII secoli troviamo esempi che ci permettono di iniziare a sviluppare una riflessione elementare sulla questione. Tuttavia, la questione dell’alterità è stata enunciata, forse in modo unidirezionale, come la proiezione del proprio sguardo sulle espressioni culturali (tra cui le immagini) degli altri. 

Questa struttura mentale che separa soggetto e oggetto è di origine cartesiana. Diversi autori, in una linea fenomenologica, ci invitano a considerare che questa differenza non è così netta. In realtà, quando pensiamo ed enunciamo l’alterità, apriamo la possibilità di relazionarci con gli altri e le loro espressioni culturali a partire dalla nostra soggettività. È proprio la nostra soggettività che ci permette di attribuire nuovi significati a queste opere. L’altro e le sue opere sono inevitabilmente reinterpretati a partire dai nostri presupposti, su cui basiamo una visione della realtà. 

L’arte medievale offre diversi esempi in cui i limiti tra il protagonista che pensa l’opera di un altro e il contenuto di quell’opera pensata sono sfumati, proprio a causa dell’attribuzione soggettiva di nuovi significati. La possibilità di integrare, riutilizzare o risignificare un’opera d’arte esprime la continuità – negando così la discontinuità – tra il soggetto con la sua identità, le opere degli altri e il mondo in cui questo incontro avviene. 

L’alterità è un’affermazione epifanica, perché è solo quando l’altro appare che si verifica la possibilità e il desiderio di dialogare con le opere degli altri, per dare più spessore e prestigio alle proprie.

Gerardo BOTO VARELA è professore associato di Arte Medievale presso l’Università di Girona, ricercatore principale del gruppo di ricerca internazionale TEMPLA, direttore scientifico della rivista Codex Aquilarensis. Revista de Arte Medieval e co-direttore della conferenza internazionale annuale Ars Mediaevalis. Le sue ricerche si concentrano sugli argomenti spaziali, pittorici e liturgici dell’architettura spagnola dal X al XIII secolo, nonché sulle tombe dinastiche e sulla cultura commemorativa nell’Iberia medievale. È membro della Societat Catalana d’Estudis Liturgics e membro del consiglio scientifico del Campus Condorcet-Campus des Arts et Humanités de la Région de Paris.

Martedì 28 marzo 2023, ore 15

Aula 13 e piattaforma Teams

José Alberto Moráis Morán, Universidad de León.

Dal regno di León alla Sicilia. Le arti ai tempi di Elvira e Ruggero II (1100-1154): presunta alterità visiva ed esotismo

Discussant Francesca Dell’Acqua 

Il seminario analizza le arti patrocinate dai reali ispanici, in particolare dal re Alfonso VI (1040-1109) e dalla figlia Elvira (1103-1135), moglie del futuro re di Sicilia, Ruggero II (1095-1154), con la quale si sposò probabilmente nell’anno 1117.

Le arti prodotte in quei decenni nelle città di León e Toledo erano strettamente legate all’arte di Cordova e del resto di Al-Andalus, in un fenomeno di contatto con l’Islam paragonabile a quello documentato nell’intero bacino tirrenico, da Salerno alla Basilicata e la Calabria, da Palermo a Cefalù.

L’obiettivo principale è quello di confrontare sia gli orizzonti artistici che i rapporti tra l’arte mediterranea medievale con León e la Castiglia, durante il periodo romanico, ponendo particolare enfasi sull’uso storiografico dei concetti di arte “esotica”, l’eredità islamica dei cristiani l’arte e le arti degli “altri” e la sua validità nella ricerca recente. Tutti questi obiettivi verranno analizzati sulla base della figura della regina di Sicilia, Elvira.

José Alberto Moráis Morán

Dottore in Storia dell’Arte (2010), Master in Pensiero e Cultura Europea (2010), Master in Ricerca in Antropologia (2015). 

È stato professore all’Università dell’Estremadura (Spagna) (2010-2014), alla Pontificia Università Cattolica di Valparaíso (Cile) (2014-2017) ed è attualmente professore associato di arte medievale all’Università di León (Spagna).

È membro dell’Istituto di Studi Medievali dell’Università di Lisbona (Portogallo) e dell’Istituto di Studi Medievali dell’Università di León.

La sua ricerca si concentra sull’arte romanica, le sue fonti classiche e la commitenza delle arti nei secoli gotici.

Giovedì 30 marzo 2023 ore 15

Aula 13 e piattaforma Teams

La critica istituzionale rivista

Seminario a cura di Francesco Vitale e Stefania Zuliani

In occasione della pubblicazione del volume di Stefano Taccone, La critica istituzionale. Il nome e la cosa, edizioni Ombre corte, Verona 2022-

Sarà presente l’autore.

Il seminario proporrà una riflessione sulla storia e sull’attualità dell’esperienza della “critica istituzionale”. Più che una tendenza o una scuola, l’istitutional critique si offre come  un metodo di intervento artistico e un esercizio teorico che dalla generazione dei “fondatori” (Buren, Haacke, Broodhaers, Ascher, fra gli altri) si spinge fino al presente trovando nel corso degli anni lettori attenti tra cui Hal Foster e Benjamin Buchloch. L’incontro si lega alla pubblicazione del volume di Stefano Taccone La critica istituzionale. Il nome e la cosa , originato dalla tesi di dottorato in MeM dell’autore. Lo studioso ha ricostruito con attenzione le varie e discordanti opinioni circa la critica istituzionale, le sue fasi, i suoi protagonisti, il suo oggetto, la sua valenza politica e la sua stessa identità. Il saggio, edito per Ombre Corte, è stato stampato con il contributo del Dottorato.

Stefano Taccone (1981), dottore di ricerca in Metodi e metodologie della ricerca archeologica e storico-artistica, è attualmente docente di Storia dell’arte alle superiori. Tra le sue ultime pubblicazioni: la monografia La cooperazione dell’arte (Iod, 2020), il romanzo Sertuccio (Iod, 2020) e la silloge poetica Sciogliete le rime (Campanotto, 2023). Per Ombre Corte: La radicalità dell’avanguardia (2017) e la cura di Contro l’infelicità. L’Internazionale Situazionista e la sua attualità (2014).