Martedì 28 gennaio – ore 15.00 – Sala Conferenze DISPAC

 

Gianluca Mastrocinque– Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”

Progettare le città della Puglia in età romana. Evidenze archeologiche e testi giuridici a confronto. 

Discussant Mauro Menichetti

 

1 CFU

Tra i centri urbani della Puglia di età romana Taranto offre l’opportunità, unica nel panorama della penisola, di mettere a confronto le evidenze archeologiche sistematizzate dalla ricerca recente con il frammento conservato della Lex municipii tarentini, unico statuto a oggi noto per l’Italia, oltre che il più antico in assoluto tra i pochi documentati. I numerosi elementi di coerenza tra testo normativo e testimonianze archeologiche spingono a pensare che proprio gli statuti giocano un ruolo prioritario nella costruzione dei paesaggi urbani dei municipi, che si concretizza tra la fine del I secolo a.C. e il I secolo d.C., con particolare intensità al tempo di Augusto. Anche in materia di urbanistica, come per altri ambiti della vita pubblica, gli statuti dei diversi centri dovevano presentare, infatti, molteplici disposizioni comuni, come mostrano ad esempio, rispetto alla lex tarantina, le meglio conservate leggi municipali della Spagna di età flavia, tutte derivanti da una norma quadro emanata e conservata a Roma. Proprio il rispetto degli statuti può dunque spiegare il carattere capillare del disegno urbano, che nei centri meglio documentati si configura come un vero e proprio piano regolatore e le numerose affinità in molti aspetti dell’urbanistica, che emergono anche in Puglia dallo studio sistematico di tutte le città, 27 municipi, oltre a due centri per cui l’assetto giuridico è discusso. Tra le soluzioni più ricorrenti spiccano l’organizzazione della maglia stradale e delle infrastrutture collegate alle strade, su cui lo statuto di Taranto presenta indicazioni molto precise, ma anche la distribuzione delle aree pubbliche con le loro diverse funzioni e le relazioni, accuratamente predisposte, tra i complessi pubblici e gli spazi per le abitazioni e per le manifatture. Attraverso il confronto tra alcuni dei centri urbani meglio documentati in Puglia, anche sulla base di indagini di scavo recenti e in corso, si cercherà di riflettere sui principali tratti comuni, cercando di distinguere quanto queste soluzioni dipendano dal testo statutario oppure derivino da esigenze specifiche di carattere economico, produttivo e religioso, oltre che dalla valorizzazione delle risorse naturali e dall’adattamento alle preesistenze dei centri urbani indigeni che avevano raggiunto un alto livello di organizzazione tra IV e III secolo a.C.

Strettamente collegata a questo approccio è l’attenzione ai caratteri del tessuto urbano impostati nella prima età imperiale e rispettati a lungo, fino al termine della vicenda di alcuni centri e talvolta fino ai giorni nostri nelle città a continuità di vita, caratteri che possono alimentare nuove forme di valorizzazione del paesaggio storico nei suoi tratti identitari più marcati.

 

Gianluca Mastrocinque è professore associato di Archeologia classica all’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, dove dirige il Laboratorio di Archeologia dei Paesaggi. Fa parte del collegio dei docenti del Dottorato di ricerca nazionale in ‘Patrimoni archeologici storici architettonici paesaggistici mediterranei’.

Le sue principali linee di ricerca riguardano i paesaggi urbani e rurali, soprattutto di età romana, con attenzione alla continuità e alle trasformazioni rispetto al periodo preromano e tardoantico e con particolare riferimento alla Puglia. Si occupa anche di storia dell’archeologia, della pratica termale tra mondo antico ed età contemporanea e dei culti, specie in Puglia tra età indigena e romana. 

Tra i lavori recenti ha curato, con R. Cassano e M. Chelotti, il volume ‘Paesaggi urbani della Puglia in età romana. Dalla società indigena alle comunità tardoantiche’ (Edipuglia, Bari 2019), il primo studio sistematico su tutte le città della Puglia romana e gli atti del Convegno internazionale ‘Paesaggi mediterranei di età romana. Archeologia, tutela, comunicazione’ (Edipuglia, Bari 2017). Particolare attenzione rivolge alle città di Bari e di Taranto, a cui ha dedicato una monografia e articoli. 

È direttore scientifico delle ricerche a Egnazia (Fasano), dove nel Parco archeologico si svolge un cantiere scuola con studenti provenienti dall’Università di Bari e da altre università, nonché da classi liceali in stage. 

In collaborazione con il Ministero della Cultura (Parco archeologico di Egnazia) partecipa con il suo gruppo di ricerca a progetti per la valorizzazione e la comunicazione dei risultati delle ricerche.  

Coordina per l’Italia il Progetto di internazionalizzazione ‘Paesaggi mediterranei di età romana tra ricerca e strategie di valorizzazione’, che unisce università di Italia e Spagna (Cordoba, Castilla-La Mancha), per elaborare insieme nuove forme di comunicazione archeologica, anche guardando al network internazionale del turismo archeologico.

Tra le attività di terza missione, coordina la collaborazione dell’Università di Bari con alcuni importanti musei archeologici della Puglia, come il Museo Archeologico di Santa Scolastica a Bari e di recente il Museo Archeologico Nazionale di Taranto. Tra le iniziative più recenti organizzate con il Museo di Taranto, ‘Progettare la città. Dalla Lex municipii alla Taranto di oggi’, avviata con il rientro a Taranto del frammento originale dello statuto del municipio, a cui si lega una ricerca interdisciplinare che unisce archeologi, epigrafisti, studiosi di storia del diritto romano.

29 gennaio 2025, ore 11.30-13.30 – Sala conferenze DISPAC

 

Serena Romano (Université de Lausanne, Università Tor Vergata)

Giotto. La costruzione del personaggio e le prime opere

Discussant: Maddalena Vaccaro

 

1 CFU

La lezione si dividerà in due parti. Nella prima sarà analizzato il modo in cui la figura di Giotto è stata costruita attraverso le fonti letterarie già dal Trecento, e saranno presi in considerazione i dati che invece risultano dai documenti d’archivio. Nella parte successiva verranno mostrate le modalità con le quali conosciamo Giotto attraverso la sua opera, con particolare riferimento alle prime opere, tra Assisi e Firenze.

 

Bio

Serena Romano è professore emerito di Storia dell’arte medievale dell’Università di Losanna e docente dell’Università Roma “Tor Vergata”. Ha svolto funzione di direttore del Dipartimento di Storia dell’Arte di Losanna, della Scuola di Dottorato delle Università di Losanna, Ginevra, Friburgo e Neuchâtel e del Master of Advanced Studies in Museologia e Conservazione del Patrimonio delle Università di Ginevra, Losanna e Friburgo.

 

Internazionalmente riconosciuta per i suoi studi su Giotto, sulla pittura medievale a Roma, la pittura ad Assisi e l’arte in Lombardia, vanta numerose monografie e contributi che aprono alle ricerche interdisciplinari e al dialogo con specialisti a livello globale. 

Tra le sue pubblicazioni più note si ricordano La basilica di San Francesco ad Assisi. Pittori, botteghe, strategie narrative (Viella, 2001); La O di Giotto (Electa, 2008) e le curatele dei volumi per il Corpus della pittura medievale a Roma 312-1431, e Per Enrico Castelnuovo. Da Losanna, le vie della storia dell’arte (Viella 2017); Una finestra su Roma altomedievale. Pitture e mosaici (Viella, 2022); Strategie urbane e rappresentazione del potere. Milano e le città d’Europa, 1277-1385 (Silvana editoriale, 2023) e Le residenze viscontee. Da Palazzo Reale a San Giovanni in Conca (Silvana Editoriale, 2023).

 

Ha collaborato e diretto numerosi progetti internazionali, tra cui due recenti finanziati dal Fondo Nazionale Svizzero della ricerca, ovvero Constructing identity: visual, spatial, and literary cultures in Lombardy, 14th to 16th centuries (FNS-Sinergia 2010-2014) e Rome aux siècles ‘obscurs’. Les lumières de la communication visuelle, Ve-XIe siècles (FNS Lausanne-Rome 2020-2023), i cui risultati scientifici sono in corso di pubblicazione.

Nel 2015 è stata curatrice delle mostre, con i relativi cataloghi, Arte lombarda dai Visconti agli Sforza e Giotto, l’Italia, ambedue a Milano, Palazzo Reale.

30 gennaio 2025, ore 15.00 – 17.00 – Sala Conferenze DISPAC

 

Salvatore Margiotta, Mimma Valentino (Università di Napoli “L’Orientale”)

Il Nuovo Teatro in Campania tra gli anni Sessanta e Ottanta del Novecento: spazi e contesti

Discussant: Annamaria Sapienza

 

1 CFU

Tra la fine degli anni Cinquanta e la seconda metà degli anni Ottanta la scena sperimentale è attraversata da un profondo ripensamento; tale processo conosce la sua fase più estrema e radicale negli anni Settanta, prendendo forma attraverso il rapido susseguirsi di una serie di tendenze (teatro immagine, postavanguardia, nuova spettacolarità). Le nuove linee di ricerca vengono di volta in volta consacrate nell’ambito delle rassegne organizzate da Giuseppe Bartolucci nel Sud; a Salerno, in particolare, anche grazie al ruolo determinante dell’humus espresso dall’Università di Salerno, vengono realizzate alcune manifestazioni fondamentali per la storia del ‘nuovo’. Del resto, dopo lo sfaldamento del movimento che aveva portato alla fine degli anni Sessanta all’organizzazione del Convegno di Ivrea, alla programmazione a Milano di una pionieristica stagione underground e all’esplosione a Roma delle cantine, si assiste a un ribaltamento delle coordinate geografiche con cui viene ripensato il Nuovo Teatro sul piano pratico e culturale.

La fucina del nuovo. Il Teatro Immagine di Salvatore Margiotta (Terre Blu, 2023), Dal teatro analitico-esistenziale alla nuova spettacolarità. Le rassegne di Mimma Valentino (Terre Blu, 2023) raccontano i fenomeni più significativi che attraversano la sperimentazione teatrale campana in questi anni, partendo da una disamina di alcuni eventi cruciali che hanno avuto luogo tra il 1963 e il 1976, per poi ricostruire alcune manifestazioni che accolgono e promuovono, anche sul piano teorico, le tendenze emergenti (Rassegna Teatro/Nuove Tendenze di Salerno 1973-1976; Incontri Internazionali di Cosenza 1976 e 1978; Convegno di Padula, 1978; Rassegna Passaggio a Sud/Ovest, Caserta 1979).

 

Salvatore Margiotta è professore associato in discipline dello spettacolo presso l’Università di Napoli “L’Orientale” dove insegna Storia del Teatro Moderno e Contemporaneo e Teatro Moderno e Contemporaneo. È autore dei volumi Il Nuovo Teatro in Italia 1968-1975 (Titivillus, 2013), Il teatro futurista (Carocci, 2022), La fucina teorica del Nuovo Teatro in Italia. Verso il Teatro Immagine (TerreBlu, 2023).
Ha scritto diversi saggi per le riviste «Acting Archives Review», «Culture teatrali», «Sciami», «Sinestesionline-Rifrazioni», tra i quali tra La scena moderna nel dibattito critico italiano alla fine degli anni Sessanta («Culture teatrali»), Il Living Theatre in ItaliaLa pratica dell’eterodirezione nel teatro di Fanny & AlexanderLo spettacolo è un appuntamento. Il teatro di Roberto Latini e Fortebraccio Teatro («Acting Archives Review»). Attualmente è direttore scientifico del progetto Archivi del Nuovo Teatro Italiano. Ricerca documentaria, catalogazione ed organizzazione scientifica

 

Mimma Valentino è assegnista di ricerca presso l’Università degli studi di Napoli “l’Orientale”. È autrice dei volumi Il Nuovo Teatro in Italia 1976-1985 (Titivillus, 2015), Dal teatro analitico-esistenziale alla nuova spettacolarità. Le rassegne (Terre Blu, 2023). Ha scritto saggi per le riviste «Culture teatrali», «Acting Archives Review», «Arabeschi», «Sinestesieonline-Rifrazioni». Attualmente è coordinatrice responsabile del progetto di ricerca Archivi del Nuovo Teatro Italiano. Ricerca documentaria, catalogazione ed organizzazione scientifica (direttore responsabile L. Mango, direttore scientifico S. Margiotta) e redattrice della rivista «Acting Archives Review». 

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