Giovedì 27 febbraio 2025 – ore 15:00 – Teatro di Ateneo

 

Incontro con l’artista Raffaela Mariniello

Proiezione del film ZioRiz (60’), 2022

Introduce Stefania Zuliani

 

1 CFU

ZioRiz è il titolo del film documentario con soggetto, fotografia e regia di Raffaela Mariniello, che riprende il nome della canoa sulla quale un uomo ridiscende, a partire dalla sorgente di Rocchetta a Volturno, le acque del fiume più grande del sud Italia, il Volturno. Questo Caronte ci porta lentamente dall’armonia naturale di quell’oasi protetta della sorgente sempre più giù, fino alla foce a Castel Volturno, un inferno metropolitano. Raccontando il percorso del fiume, che dal Molise attraversa tutta la regione Campania, il film racconta la trasformazione di un contesto ambientale ma anche sociale, che si mostra progressivamente stravolto dalle azioni indiscriminate dell’essere umano. Lo scandire delle stagioni è suggerito dalla pioggia, dalla neve che si scioglie, dal continuo scorrere dell’acqua fino all’essiccarsi del terreno, sferzato dal sole di mezzogiorno. In ogni fotogramma la vita appare svolgersi nel suo incedere quotidiano, mentre si passa progressivamente dai versi di animali e i suoni degli insetti al rumore del lavoro dell’uomo, da quello ripetitivo delle macchine agricole e dei mezzi di trasporto ai suoni sempre più caotici dell’ambiente urbano.

Raffaela Mariniello è nata a Napoli dove vive e lavora. Si accosta alla fotografia all’inizio degli anni Ottanta collaborando con un’agenzia di fotogiornalismo, per approdare poi all’ambito artistico. La sua ricerca è indirizzata verso tematiche sociali e culturali e viene declinata con uno sguardo volto al paesaggio urbano e alla relazione che l’uomo riesce a istaurare con esso. Nel 1991 realizza Bagnoli, una fabbrica, lavoro fotografico che costituisce un’importante testimonianza storica sull’acciaieria di Napoli prima della sua dismissione. Un paesaggio postindustriale è anche quello ritratto nel ciclo Napoli veduta immaginaria del 2001. Con la videoinstallazione Over and over del 2005, Mariniello combina il linguaggio della fotografia a quello del video, l’immagine fotografica diventa un fotogramma che ferma lo scorrere del tempo. Dagli anni Novanta Raffaela Mariniello ha esposto in mostre personali e collettive, in Italia e all’estero. La Deriva del Paisaje è la retrospettiva che le dedica l’Istituto Italiano di Cultura di Madrid nel 2018, cui segue la partecipazione a residenze d’artista, a Barcellona nel 2018, poi in Costa d’Avorio nel 2019, per il progetto Under The Spell Of Africa, a cura di Adriana Rispoli. Le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche, tra cui: Bibliothèque National de Paris; Maison Européenne de la Photographie, Parigi; Fondazione per l’arte contemporanea Sandretto Re Rebaudengo, Torino; Metropolitana di Napoli; Museo della Certosa di San Lorenzo, Padula; Museo MADRE, Napoli.

ZioRiz è prodotto da Teatri Uniti con Casa del Contemporaneo con il contributo della Regione Campania e di Film Commission Regione Campania, in collaborazione con Museo Madre, Studio Trisorio e Zona Rosa.

26 marzo 2025, ore 14:30 – 16,30 – Aula 13

 

Hans C. Hönes  University of Aberdeen

Aby Warburg, una biografia critica

In occasione della pubblicazione del volume Un groviglio di sentieri. Vita di Aby Warburg, trad. it., Johan &Levi, Milano 2024.

 

Introduce Francesca Dell’Acqua

 

1 CFU

«Ebreo di sangue, amburghese di cuore, d’anima fiorentino»: così amava definirsi Aby Warburg (1866-1929), con una formula che rende bene l’ossessiva ricerca di sé, coltivata attraverso l’autonarrazione, e gli importanti cambi di rotta che hanno segnato il suo percorso. Se oggi è riconosciuto come uno dei più influenti storici dell’arte e della cultura del XX secolo, lo è a dispetto di una salute mentale precaria e di una vita da “fuorilegge”, convinto che il vero acume appartenga solo a chi è pronto a deviare dalle aspettative ordinarie della società.
Dopo aver rinunciato al ruolo di primogenito nella famiglia di banchieri più facoltosa della Germania e aver rinnegato l’ortodossia ebraica, Aby insegue le proprie intuizioni e intraprende un vagabondaggio nel mondo dei simboli che lo porta dal selvaggio West fino nel cuore del Rinascimento, a Firenze. Studioso indipendente, libero pensatore, insofferente verso la struttura compartimentale dell’università ma in dialogo con gli intellettuali più evoluti del suo tempo, Warburg inaugura una metodologia olistica, che integra l’indagine storico-artistica con scienze quali l’antropologia, la medicina e la psicologia. Questo approccio interdisciplinare guida le sue ricerche sulla sopravvivenza dell’antico – condensate nella sua celebre opera incompiuta Atlante Mnemosyne – e la creazione della sua straordinaria biblioteca, oggi conservata presso il Warburg Institute di Londra, prezioso punto di riferimento per gli accademici di tutto il mondo.
Hans C. Hönes restituisce un ritratto dettagliato e intimo di un uomo che, nonostante le innumerevoli difficoltà umane e professionali, ha saputo anticipare i tempi gettando le basi della contemporanea storia dell’arte.

Bio

Dr Hans C. Hönes is a Senior Lecturer in Art History at the University of Aberdeen, and currently serving as Head of Department. He has published extensively on the history of art historiography and has written and edited books on Heinrich Wölfflin, eighteenth-century antiquarianism, and art historical (self-) translations; recent articles have been published in Oxford Art JournalArchitectural History, and British Art Studies, among others. His most recent book, Tangled Paths. A Life of Aby Warburg was published in spring 2024 by Reaktion Books. An Italian translation, Un Groviglio di Sentieri. Vita di Aby Warburg was published in autumn 2024.

Eventi passati

Martedì 28 gennaio – ore 15.00 – Sala Conferenze DISPAC

 

Gianluca Mastrocinque– Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”

Progettare le città della Puglia in età romana. Evidenze archeologiche e testi giuridici a confronto. 

Discussant Mauro Menichetti

 

1 CFU

Tra i centri urbani della Puglia di età romana Taranto offre l’opportunità, unica nel panorama della penisola, di mettere a confronto le evidenze archeologiche sistematizzate dalla ricerca recente con il frammento conservato della Lex municipii tarentini, unico statuto a oggi noto per l’Italia, oltre che il più antico in assoluto tra i pochi documentati. I numerosi elementi di coerenza tra testo normativo e testimonianze archeologiche spingono a pensare che proprio gli statuti giocano un ruolo prioritario nella costruzione dei paesaggi urbani dei municipi, che si concretizza tra la fine del I secolo a.C. e il I secolo d.C., con particolare intensità al tempo di Augusto. Anche in materia di urbanistica, come per altri ambiti della vita pubblica, gli statuti dei diversi centri dovevano presentare, infatti, molteplici disposizioni comuni, come mostrano ad esempio, rispetto alla lex tarantina, le meglio conservate leggi municipali della Spagna di età flavia, tutte derivanti da una norma quadro emanata e conservata a Roma. Proprio il rispetto degli statuti può dunque spiegare il carattere capillare del disegno urbano, che nei centri meglio documentati si configura come un vero e proprio piano regolatore e le numerose affinità in molti aspetti dell’urbanistica, che emergono anche in Puglia dallo studio sistematico di tutte le città, 27 municipi, oltre a due centri per cui l’assetto giuridico è discusso. Tra le soluzioni più ricorrenti spiccano l’organizzazione della maglia stradale e delle infrastrutture collegate alle strade, su cui lo statuto di Taranto presenta indicazioni molto precise, ma anche la distribuzione delle aree pubbliche con le loro diverse funzioni e le relazioni, accuratamente predisposte, tra i complessi pubblici e gli spazi per le abitazioni e per le manifatture. Attraverso il confronto tra alcuni dei centri urbani meglio documentati in Puglia, anche sulla base di indagini di scavo recenti e in corso, si cercherà di riflettere sui principali tratti comuni, cercando di distinguere quanto queste soluzioni dipendano dal testo statutario oppure derivino da esigenze specifiche di carattere economico, produttivo e religioso, oltre che dalla valorizzazione delle risorse naturali e dall’adattamento alle preesistenze dei centri urbani indigeni che avevano raggiunto un alto livello di organizzazione tra IV e III secolo a.C.

Strettamente collegata a questo approccio è l’attenzione ai caratteri del tessuto urbano impostati nella prima età imperiale e rispettati a lungo, fino al termine della vicenda di alcuni centri e talvolta fino ai giorni nostri nelle città a continuità di vita, caratteri che possono alimentare nuove forme di valorizzazione del paesaggio storico nei suoi tratti identitari più marcati.

 

Gianluca Mastrocinque è professore associato di Archeologia classica all’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, dove dirige il Laboratorio di Archeologia dei Paesaggi. Fa parte del collegio dei docenti del Dottorato di ricerca nazionale in ‘Patrimoni archeologici storici architettonici paesaggistici mediterranei’.

Le sue principali linee di ricerca riguardano i paesaggi urbani e rurali, soprattutto di età romana, con attenzione alla continuità e alle trasformazioni rispetto al periodo preromano e tardoantico e con particolare riferimento alla Puglia. Si occupa anche di storia dell’archeologia, della pratica termale tra mondo antico ed età contemporanea e dei culti, specie in Puglia tra età indigena e romana. 

Tra i lavori recenti ha curato, con R. Cassano e M. Chelotti, il volume ‘Paesaggi urbani della Puglia in età romana. Dalla società indigena alle comunità tardoantiche’ (Edipuglia, Bari 2019), il primo studio sistematico su tutte le città della Puglia romana e gli atti del Convegno internazionale ‘Paesaggi mediterranei di età romana. Archeologia, tutela, comunicazione’ (Edipuglia, Bari 2017). Particolare attenzione rivolge alle città di Bari e di Taranto, a cui ha dedicato una monografia e articoli. 

È direttore scientifico delle ricerche a Egnazia (Fasano), dove nel Parco archeologico si svolge un cantiere scuola con studenti provenienti dall’Università di Bari e da altre università, nonché da classi liceali in stage. 

In collaborazione con il Ministero della Cultura (Parco archeologico di Egnazia) partecipa con il suo gruppo di ricerca a progetti per la valorizzazione e la comunicazione dei risultati delle ricerche.  

Coordina per l’Italia il Progetto di internazionalizzazione ‘Paesaggi mediterranei di età romana tra ricerca e strategie di valorizzazione’, che unisce università di Italia e Spagna (Cordoba, Castilla-La Mancha), per elaborare insieme nuove forme di comunicazione archeologica, anche guardando al network internazionale del turismo archeologico.

Tra le attività di terza missione, coordina la collaborazione dell’Università di Bari con alcuni importanti musei archeologici della Puglia, come il Museo Archeologico di Santa Scolastica a Bari e di recente il Museo Archeologico Nazionale di Taranto. Tra le iniziative più recenti organizzate con il Museo di Taranto, ‘Progettare la città. Dalla Lex municipii alla Taranto di oggi’, avviata con il rientro a Taranto del frammento originale dello statuto del municipio, a cui si lega una ricerca interdisciplinare che unisce archeologi, epigrafisti, studiosi di storia del diritto romano.

29 gennaio 2025, ore 11.30-13.30 – Sala conferenze DISPAC

 

Serena Romano (Université de Lausanne, Università Tor Vergata)

Giotto. La costruzione del personaggio e le prime opere

Discussant: Maddalena Vaccaro

 

1 CFU

La lezione si dividerà in due parti. Nella prima sarà analizzato il modo in cui la figura di Giotto è stata costruita attraverso le fonti letterarie già dal Trecento, e saranno presi in considerazione i dati che invece risultano dai documenti d’archivio. Nella parte successiva verranno mostrate le modalità con le quali conosciamo Giotto attraverso la sua opera, con particolare riferimento alle prime opere, tra Assisi e Firenze.

 

Bio

Serena Romano è professore emerito di Storia dell’arte medievale dell’Università di Losanna e docente dell’Università Roma “Tor Vergata”. Ha svolto funzione di direttore del Dipartimento di Storia dell’Arte di Losanna, della Scuola di Dottorato delle Università di Losanna, Ginevra, Friburgo e Neuchâtel e del Master of Advanced Studies in Museologia e Conservazione del Patrimonio delle Università di Ginevra, Losanna e Friburgo.

 

Internazionalmente riconosciuta per i suoi studi su Giotto, sulla pittura medievale a Roma, la pittura ad Assisi e l’arte in Lombardia, vanta numerose monografie e contributi che aprono alle ricerche interdisciplinari e al dialogo con specialisti a livello globale. 

Tra le sue pubblicazioni più note si ricordano La basilica di San Francesco ad Assisi. Pittori, botteghe, strategie narrative (Viella, 2001); La O di Giotto (Electa, 2008) e le curatele dei volumi per il Corpus della pittura medievale a Roma 312-1431, e Per Enrico Castelnuovo. Da Losanna, le vie della storia dell’arte (Viella 2017); Una finestra su Roma altomedievale. Pitture e mosaici (Viella, 2022); Strategie urbane e rappresentazione del potere. Milano e le città d’Europa, 1277-1385 (Silvana editoriale, 2023) e Le residenze viscontee. Da Palazzo Reale a San Giovanni in Conca (Silvana Editoriale, 2023).

 

Ha collaborato e diretto numerosi progetti internazionali, tra cui due recenti finanziati dal Fondo Nazionale Svizzero della ricerca, ovvero Constructing identity: visual, spatial, and literary cultures in Lombardy, 14th to 16th centuries (FNS-Sinergia 2010-2014) e Rome aux siècles ‘obscurs’. Les lumières de la communication visuelle, Ve-XIe siècles (FNS Lausanne-Rome 2020-2023), i cui risultati scientifici sono in corso di pubblicazione.

Nel 2015 è stata curatrice delle mostre, con i relativi cataloghi, Arte lombarda dai Visconti agli Sforza e Giotto, l’Italia, ambedue a Milano, Palazzo Reale.

30 gennaio 2025, ore 15.00 – 17.00 – Sala Conferenze DISPAC

 

Salvatore Margiotta, Mimma Valentino (Università di Napoli “L’Orientale”)

Il Nuovo Teatro in Campania tra gli anni Sessanta e Ottanta del Novecento: spazi e contesti

Discussant: Annamaria Sapienza

 

1 CFU

Tra la fine degli anni Cinquanta e la seconda metà degli anni Ottanta la scena sperimentale è attraversata da un profondo ripensamento; tale processo conosce la sua fase più estrema e radicale negli anni Settanta, prendendo forma attraverso il rapido susseguirsi di una serie di tendenze (teatro immagine, postavanguardia, nuova spettacolarità). Le nuove linee di ricerca vengono di volta in volta consacrate nell’ambito delle rassegne organizzate da Giuseppe Bartolucci nel Sud; a Salerno, in particolare, anche grazie al ruolo determinante dell’humus espresso dall’Università di Salerno, vengono realizzate alcune manifestazioni fondamentali per la storia del ‘nuovo’. Del resto, dopo lo sfaldamento del movimento che aveva portato alla fine degli anni Sessanta all’organizzazione del Convegno di Ivrea, alla programmazione a Milano di una pionieristica stagione underground e all’esplosione a Roma delle cantine, si assiste a un ribaltamento delle coordinate geografiche con cui viene ripensato il Nuovo Teatro sul piano pratico e culturale.

La fucina del nuovo. Il Teatro Immagine di Salvatore Margiotta (Terre Blu, 2023), Dal teatro analitico-esistenziale alla nuova spettacolarità. Le rassegne di Mimma Valentino (Terre Blu, 2023) raccontano i fenomeni più significativi che attraversano la sperimentazione teatrale campana in questi anni, partendo da una disamina di alcuni eventi cruciali che hanno avuto luogo tra il 1963 e il 1976, per poi ricostruire alcune manifestazioni che accolgono e promuovono, anche sul piano teorico, le tendenze emergenti (Rassegna Teatro/Nuove Tendenze di Salerno 1973-1976; Incontri Internazionali di Cosenza 1976 e 1978; Convegno di Padula, 1978; Rassegna Passaggio a Sud/Ovest, Caserta 1979).

 

Salvatore Margiotta è professore associato in discipline dello spettacolo presso l’Università di Napoli “L’Orientale” dove insegna Storia del Teatro Moderno e Contemporaneo e Teatro Moderno e Contemporaneo. È autore dei volumi Il Nuovo Teatro in Italia 1968-1975 (Titivillus, 2013), Il teatro futurista (Carocci, 2022), La fucina teorica del Nuovo Teatro in Italia. Verso il Teatro Immagine (TerreBlu, 2023).
Ha scritto diversi saggi per le riviste «Acting Archives Review», «Culture teatrali», «Sciami», «Sinestesionline-Rifrazioni», tra i quali tra La scena moderna nel dibattito critico italiano alla fine degli anni Sessanta («Culture teatrali»), Il Living Theatre in ItaliaLa pratica dell’eterodirezione nel teatro di Fanny & AlexanderLo spettacolo è un appuntamento. Il teatro di Roberto Latini e Fortebraccio Teatro («Acting Archives Review»). Attualmente è direttore scientifico del progetto Archivi del Nuovo Teatro Italiano. Ricerca documentaria, catalogazione ed organizzazione scientifica

 

Mimma Valentino è assegnista di ricerca presso l’Università degli studi di Napoli “l’Orientale”. È autrice dei volumi Il Nuovo Teatro in Italia 1976-1985 (Titivillus, 2015), Dal teatro analitico-esistenziale alla nuova spettacolarità. Le rassegne (Terre Blu, 2023). Ha scritto saggi per le riviste «Culture teatrali», «Acting Archives Review», «Arabeschi», «Sinestesieonline-Rifrazioni». Attualmente è coordinatrice responsabile del progetto di ricerca Archivi del Nuovo Teatro Italiano. Ricerca documentaria, catalogazione ed organizzazione scientifica (direttore responsabile L. Mango, direttore scientifico S. Margiotta) e redattrice della rivista «Acting Archives Review».